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Le migrazioni e le sfide del nostro tempo


Gli studenti delle Filandiere a confronto con don Pierluigi Di Piazza

Nel corso di un’affollata e partecipata assemblea di istituto al Liceo Le Filandiere, don Pierluigi Di Piazza, fondatore del centro di accoglienza Ernesto Balducci di Zugliano, ha dialogato con gli studenti sulla questione dei migranti. Le domande dei ragazzi sono state il punto di partenza della discussione, domande autentiche e anche scomode: perché il nostro paese non riesce a dare un’assistenza degna ai migranti? Come distinguere i rifugiati politici dai migranti economici? Quali minacce porta con sé questo imponente fenomeno migratorio? Che cosa significa accogliere i migranti e come è possibile in un paese che fatica a risolvere i propri problemi? Che legame c’è tra immigrazione e terrorismo?

Di Piazza ha ascoltato con attenzione e poi ha parlato di fronte a un’attenta platea di come questa epoca sia una fase di passaggio epocale della storia umana e di come la questione dei migranti sia l’elemento centrale di questo cambiamento. “Mentre ora parliamo 65 milioni di uomini, donne e bambini stanno camminando verso una meta lontana dalla loro casa, di queste persone solo una parte relativamente piccola arriva in Europa, in Italia, in Friuli”. “È giusto ascoltare con attenzione i punti di vista di tutti” ha detto il sacerdote che da anni è in prima fila nell’accoglienza ai bisognosi “anche di chi ha paura delle conseguenze dei fenomeni migratori, ma la paura non può farci stare fermi né può impedire che le persone si mettano in viaggio come hanno sempre fatto nella storia dell’umanità”. Di Piazza, che ha esordito citando una definizione di cultura di Antonio Gramsci secondo cui la cultura non è avere un magazzino di informazioni ma riuscire a interpretare la vita in relazione agli altri e riuscire a sacrificarsi per la giustizia, ha detto di non avere soluzioni facili o verità assolute ma di ritenere importante la cultura e l’educazione perché questi saranno sempre più gli elementi che distinguono una buona società da una società conflittuale ed esclusiva. Meglio dei pregiudizi che inducono ad avere paura degli altri, che talvolta possono anche essere confermati, meglio partire da un atteggiamento di apertura, anche se non sempre può venire ricambiato da una risposta consona alle nostre aspettative.

Le cose da fare subito, secondo il sacerdote, sarebbero una revisione delle procedure per l’accoglimento delle domande dei rifugiati politici, moltiplicando le commissioni e coinvolgendo giovani avvocati e magistrati, rivedere la legislazione sull’accoglienza che appare oggi inadeguata, promuovere su larga scala un Piano Marshall dell’Europa verso i paesi dell’Africa. Nell’immediato sarebbe possibile anche un inserimento graduale di famiglie e piccoli nuclei di stranieri nei paesi in via di spopolamento della montagna friulana, in modo da far ripartire i villaggi e i piccoli centri con iniziative legate all’agricoltura e all’artigianato.

Di Piazza ha donato agli studenti e alla scuola dieci copie del suo ultimo saggio “Il mio nemico è l’indifferenza” (Garzanti, 2016) e ha elogiato l’attenzione e la partecipazione degli studenti.

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